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Progetto educativo

Le Opere Didattiche, nell'ambito della Cooperativa L'ARCA, si caratterizzano come espressione di una comunità educativa originale al servizio della Chiesa locale, della Scuola Cattolica e della Città.

Le nostre Scuole, infatti, sono gestite in forma cooperativistica e aderiscono alla FIDAE, associazione delle scuole cattoliche.

Il patrimonio ideale fa perno sul riferimento al pensiero greco–patristico–scolastico, trasmesso dall'insegnamento del Padre Ceslao Pera o.p. e del filosofo Carlo Mazzantini, rivissuto però con creatività, sempre in rapporto vivo con le situazioni socio–culturali ed ecclesiali del nostro tempo.

Le caratteristiche delle nostre scuole riflettono le basi culturali da cui scaturiscono e l'intento per cui sono sorte. Infatti, rivivere con creatività intelligente l'insegnamento dei nostri maestri significa:

  • evitare, nell'attività docente ed educativa, la tentazione alla passività e al burocraticismo;
  • essere protagonisti nella vita della scuola, impegnati sempre nell'attività di ricerca che alimenta l'insegnamento;
  • essere educatori attenti a far emergere sempre la virtualiià dell'allievo;
  • annunciare chiaramente, con la propria vita, il messaggio che si vuol trasmettere.
Nel suo stesso agire e nella presentazione di nozioni solo apparentemente neutre, il socio della Cooperativa, quale che sia il suo compito, propone uno stile di vita. Non esiste, infatti, in campo educativo, una perfetta neutralità: la stessa "serietà" nell'insegnare, la "passione" che vivifica il nostro dire, la ricerca costante della verità, il rispetto dell'allievo, sono elementi che si pongono di per sé come formativi. L'agire esprime sempre l'essere e, come c'è uno stile di vita marxista, o borghese, o liberale, c'è un modo di vivere l'insegnamento come cristiani, tesi cioè verso quei valori che non possono essere strumentalizzati o gestiti per fini utilitaristici.

L'insegnamento, se rettamente inteso, è una missione che, valorizzando l'insegnante aiuta anche l'allievo a valorizzarsi.

Il docente delle nostre scuole, ma anche il socio dell'ARCA che collabora ad altri livelli della comune attività, infatti, si presenta come colui che ha scelto, liberamente, di realizzare, con l'insegnamento o con l'attività che è chiamato a svolgere – o che liberamente svolge come socio volontario – il suo "amore" alla verità.

Il suo stesso mettersi al servizio della verità e cercare di trasmetterla agli altri, attraverso l'opera educativa nella scuola, fa di lui un maestro di vita in libertà. Il docente, che è "maestro" deve manifestare, perché la vive costantemente, la ricchezza che è contenuta nel solo fatto di poter trasmettere, con l'insegnamento, l'amore al vero, al bene, al bello, e ciò indipendentemente da ogni utilità. In questo modo il maestro è suscitatore di vita e di maturità, perché fa crescere nell'essere che è appunto verità, bellezza e bontà.

Come Dio dona liberamente l'essere, come l'artista liberamente opera, così il docente è maestro di vita in libertà perché, anche se le contingenze della vita pratica sono presenti nel suo agire, la ragione profonda, che porta l'insegnante a comunicare la propria ricchezza interiore, scaturisce dal bisogno di comunicare in libertà, sottomesso solo alla "verità": di qui il senso profondo del detto evangelico:la verità vi farà liberi.

Il rapporto maestro–discepolo non può prescindere dalla consapevolezza che le norme, le quali necessariamente lo regolano, sono in funzione di una crescita ordinata dell'alunno verso la maturità (e non tanto, o soltanto, quella legale e burocratica). Questa consapevolezza si rivela nell'estrema attenzione al discepolo visto come "persona", cioè come valore in sé e mistero insondabile, portatore di ricchezze e possibilità che vogliono essere liberate per realizzarsi. Il maestro perciò non impone ma propone modelli, attento egli pure ad essere sempre aderente al reale, nella ricerca spesso sofferta del vero bene, sempre disponibile al dialogo e a tutto ciò che può portare ad una maggiore chiarezza di rapporto.

Il vero maestro aiuta le possibilità che sono nell'allievo e non si sostituisce ad esso, perché si realizzino secondo quell'ideale di vita che il maestro vive. Il docente è maestro di libertà, infatti, nella misura in cui è portatore, nella sua vita e nel suo insegnamento, di verità.

I fondamenti ideali cui fanno riferimento le nostre scuole sono desunti dalla prospettiva greco–patristica–scolastica e si possono riassumere come segue.

Dimensione di fede: è questo un orizzonte imprescindibile per la scuola cattolica che di lì attinge la sua fisionomia, lo stile, i contenuti ed i metodi educativi. Al di là di ogni distinzione o discriminazione di qualsiasi genere, essa privilegia la persona umana in quanto tale, nella sua dignità e nel suo valore, riconoscendo in ognuno un fratello amato da Dio. La preoccupazione educativa e di servizio prevale sempre su ogni altra. Nella nostra scuola è riservato quindi un ampio spazio all'approfondimento della fede e alla crescita cristiana, come matura, consapevole, libera adesione a Dio e alla sua rivelazione nella vita e nella parola del Cristo.

Dimensione di servizio alla verità. L'uomo non è creatore del reale che ha ricevuto l'essere da Dio. Esso svela le sue meraviglie al nostro sguardo e alla nostra intelligenza solo se questa è impegnata in una ricerca costante ed attenta nei suoi confronti. Di qui l'importanza di un atteggiamento di umiltà e, quindi, di lealtà di fronte alla verità. La conquista del vero è una conquista faticosa, graduale e lenta ed esige tenacia, sincerità e spirito di sacrificio. Il maestro deve esprimere, anche attraverso la sua preparazione e il suo aggiornamento, questa tensione verso la verità. Ma l'indubbia fatica che ciò comporta concorre a creare nell'allievo una maggior consapevolezza e rispetto verso la verità stessa. Egli capisce infatti che, tradendo la verità, non inganna solo il maestro ma si rende responsabile di una chiusura alla sua stessa crescita nel vero.

Dimensione di apertura all'umano, nella sua totalità. L'ideale educativo cristiano è, per sua natura, rivolto a tutti gli uomini e a tutto l'uomo. Non vi possono essere pertanto dei privilegiati o degli esclusi: l'umanesimo cristiano è uno stile di vita nell'autenticità e nell'essenzialità, dove non si indulge al superfluo e al non necessario. Ancora una volta il docente è in questo maestro di vita: tocca a lui abituare l'allievo ad orientarsi verso l'essenziale della vita, dimostrando concretamente che l'umano ed il cristiano, anche nel loro momento ascetico, non sono un'utopia irrealizzabile. L'alunno capirà, a poco a poco, che la scuola non è un luogo estraneo, di passaggio, ma è la sua casa e l'amerà come tale, imparando il rispetto delle cose e del proprio corpo.

Dimensione di apertura ai valori trascendenti. Il nostro ideale educativo, inoltre, in quanto ispirato alla filosofia patristico scolastica, è aperto ad una prospettiva trascendente, in cui i valori umani, pur conservando le caratteristiche proprie, si purificano e si potenziano nella tensione verso un orizzonte superiore. Non solo l'insegnante di religione è tenuto, per la sua specifica missione, a richiamare questi valori, ma ogni docente deve trasmettere la sua apertura verso la dimensione trascendente, in modo diretto o indiretto, secondo le circostanze e le opportunità, sia attraverso la sua vita, sia attraverso il suo insegnamento.

Dimensione di apertura culturale. Le nostre opere didattiche, nei loro vari indirizzi specifici, mirano all'acquisizione di strumenti che rendano possibile la comprensione e la comunicazione della storia e della cultura di popoli e civiltà diverse. Tale acquisizione, se non vuole essere superficiale e frammentaria, comporta una vera ascesi, da parte del docente e da parte del l'allievo, nel tentativo mai esaurito di misurarsi con le difficoltà tecniche della propria professione o del proprio studio. Anche in questo caso, far bene il proprio lavoro è per entrambi segno di lealtà nei confronti del reale.

La nostra scuola come comunità

Le nostre scuole si presentano come espressioni di vita, di comunità. Dal dialogo e dal confronto interpersonale e comunitario nascono e si esprimono ideali, attese e progetti. La pluralità delle opzioni non è vista come elemento di rottura, ma come ricchezza spirituale a cui attingere per creare una comunità che il soffio vivificante dello spirito unisce, donando perenne novità e saldezza. Comunità di ideali, quindi, ma anche comunità di lavoro, di ricerca sul piano didattico ed umano–cristiano tra i docenti, e comunità di attenzioni e stima reciproca nei rapporti tra docenti e allievi. Il maestro infatti, mentre propone, è attento alle suggestioni presentate dall'allievo e questi, a sua volta, offre continue opportunità di nuove esperienze e arricchimenti al docente. Comunità vive, non appiattite dall'abitudine e dalla routine, in cui la ricerca seria e serena del senso delle cose fa crescere l'alunno verso quel giudizio "prudenziale" che è l'asse portante della vita morale.

Rapporti scuola–famiglia

Il luogo naturale e privilegiato dell'educazione non è la scuola, ma la famiglia. Ad essa quindi spetta, come dovere primario ed inalienabile, l'educazione dei figli.

Questa consapevolezza, se da un lato ci solleva dalla responsabilità completa dell'educazione escludendo la "delega in toto" alla scuola, dall'altro non ci esime dalla necessità di presentare una chiara linea educativa. Si presume che i genitori che iscrivono i loro figli alle nostre scuole lo facciano conoscendo le sue caratteristiche di scuola cattolica, e che la scelta fatta implichi perciò l'adesione piena a tali principi e la volontà di una continuità educativa già iniziata in famiglia.

Può accadere, tuttavia, che altri motivi influenzino la scelta e non ci sia, alla base, una coscienza così chiara dell'ipotesi pedagogica–cristiana che è essenziale, invece, per le nostre scuole. In un caso come nell'altro, la delicatezza estrema del rapporto scuola–famiglia solleciterà presidenza e corpo docente ad usare discrezione o, ancor meglio, carità, nella comunione di tale rapporto. Questo non significa affatto, però, la rinuncia ad una chiarezza di giudizio, alla quale non è possibile abdicare, pena la perdita della stessa funzione educativa.

Rapporti Scuola–Cooperativa

La struttura cooperativistica che sta alla base delle nostre scuole non è casuale. Essa rappresenta l'inserimento di una struttura giuridico–formale in un processo educativo, attraverso la compartecipazione alla proprietà ed al rischio che sempre accompagna la costruzione di qualcosa di nuovo.

Con la Cooperativa non solo si crea la possibilità di maggior comunione all'interno, ma si dà esempio concreto di una conduzione autentica non in vista di una utilità egoistica del singolo, ma di una possibilità di creatività da parte di tutti i singoli stessi.
Sabato, 05 Luglio 2014

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